La montagna quest’estate va per la maggiore consentendo, con maggiore facilità del mare, di mantenere il distanziamento sociale necessario a seguito dell’emergenza sanitaria. La montagna rilassa, si sa. I boschi, i prati, i panorami d’alta quota, i laghi alpini, le cascate sono un toccasana non solo per il nostro fisico, provato da mesi di reclusione, ma anche per la nostra psiche. La Val di Fiemme è una delle principali valli dolomitiche situata in Trentino sovrastata dalla Catena del Lagorai. Un luogo unico ed emozionante da visitare è, a Pampeago, il parco d’arte più alto del mondo con installazioni artistiche in un contesto montano spettacolare. L’arte in montagna. Al benessere contribuiscono le passeggiate in dolce pendenza tra foreste di abeti, pascoli e ruscelli, le pedalate sulla pista ciclabile delle Dolomiti, che prende avvio a Molina di Fiemme e termina a Canazei (in Val di Fassa), la visita dei borghi di Tenero, Predazzo, Bellamonte, Cavalese. Lo spettacolo della natura si proietta sulle pareti rocciose del Latemar e delle Pale di San Martino colorando all’alba e al tramonto le cime dolomitiche di calde tinte che dal rosato sfumano nel viola. Il fenomeno, che è noto con il nome di “enrosadira”, si apprezza in particolare da Bellamonte.
Il parco d’arte più alto del mondo
Si raggiunge a piedi in una trentina di minuti (sentiero dal parcheggio della seggiovia Tresca di Pampeago) o in seggiovia (Agnello) il parco d’arte più alto del mondo, a 2200 metri di altitudine: RespirArt (www.respirart.com, tel. 0462.813265). L’arte in montagna con, sullo sfondo, le guglie del gruppo dolomitico del Latemar, Patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Nel giro ad anello di tre chilometri all’interno del Parco, tra il Rifugio Monte Agnello e lo Chalet Caserina, si incontra una trentina di installazioni oltre a panchine artistiche realizzate assemblando tavole e sezioni di cirmoli abbattuti dalla tempesta del 2018. Nel parco alcune opere d’arte sono ideate per far accomodare i visitatori quali il “Teatro del Latemar” di Marco Nones, “Harmonia” dell’artista-designer Dorota Koziara, la “Natura Viva” di Mauro Olivotto e “Conversazioni virtuali” di Piergiorgio Doliana. Anche i bambini trovano giochi ispirati alle opere d’arte, al clima e alla natura. RespirArt attrae artisti da tutto il mondo che ogni estate creano nuove installazioni tra i panorami delle Dolomiti.


Una settimana di arte ambientale
Dal 18 al 25 luglio sono ospiti della 12a edizione della Manifestazione internazionale d’arte ambientale RespirArt Patrizia Giambi (www.patriziagiambi.it), artista di fama internazionale che ha creato progetti artistici ed editoriali con Maurizio Cattelan e vive e lavora in Romagna, e Gabriele Meneguzzi e Vincenzo Sponga, fondatori dell’Humus Park di Pordenone, il più importante evento italiano di Land Art (www.humuspark.it, attualmente sospeso). Nella settimana di arte ambientale si possono osservare gli artisti all’opera mentre creano le installazioni nella natura. Nel Parco hanno creato opere l’artista giapponese Hidetoshi Nagasawa, la Land artist dell’Ohio Olga Ziemska, la “ricamatrice” di licheni svedese Hannah Streefkerk e l’italo-svedese Duilio Forte, che porta i suoi cavalli mitologici a otto zampe nei luoghi più suggestivi del pianeta.

La natura come dimora
Patrizia Giambi realizza l’installazione “Reggia barbarica” composta da legni di scarto e feltro lavorato a mano. Si tratta di una piccola costruzione, “povera” in apparenza e priva di tetto, che all’interno fa sentire i visitatori accolti come in un abbraccio grazie alla presenza di figure gravide, umane e animali, che affiorano dalle pareti di feltro. La natura è intesa dall’artista come una dimora sicura. L’installazione di Gabriele Meneguzzi e Vincenzo Sponga, che hanno partecipato a festival di Land Art in tutto in mondo favorendo scambi di esperienze tra artisti e sensibilizzando le persone sul clima e l’ambiente, è intitolata “Punto e virgole”. Realizzata con ferro, rami e zolle di muschio, l’opera immagina una “punteggiatura” su un prato che stimola la “lettura” e la comprensione della natura.


Le foreste dei violini
Nel Parco Naturale di Paneveggio Pale di San Martino (www.parcopan.org), abitato da una abbondante popolazione di cervi, caprioli e camosci, la foresta di Paneveggio è celebre. È conosciuta come Foresta dei Violini poiché vi crescono, su circa 2700 ettari tra i 1500 e i 1900 metri di altitudine, i pregiati abeti rossi di risonanza usati per la realizzazione dei migliori strumenti musicali a corda del mondo già dal celeberrimo liutaio cremonese Antonio Stradivari (http://blogfrancescapiana.it/cremona-la-musica-del-mondo/). Sopra Predazzo, appena fuori dal Parco di Paneveggio Pale di San Martino, nel cosiddetto “Bosco che suona” si svolge ogni estate un rito musicale nel quale i musicisti, che partecipano al festival di musica in alta quota “I suoni delle Dolomiti” (quest’estate sospeso), sono chiamati a scegliere un abete rosso, che porta poi il loro nome. Si incontrano tra altri l’albero Uto Ughi, l’albero Ezio Bosso, l’albero Giovanni Sollima, l’albero Stefano Bollani. Per raggiungere il Bosco che Suona si percorre la strada forestale che da Predazzo porta in Valmaggiore. Negli uffici turistici della Val di Fiemme vengono fornite cartine con le indicazioni stradali e dei sentieri dove è segnalata anche la posizione degli alberi.

Proprietari di foreste
La Magnifica Comunità di Fiemme (www.mcfiemme.eu) è un’istituzione di origine medievale che gestisce le foreste e i pascoli del territorio grazie all’autonomia concessale dal 1111 dal vescovo di Trento Gebardo e mantenuta nel corso dei secoli. La valle era divisa in “regole” che raccoglievano i borghi i cui rappresentanti eleggevano ogni anno lo Scario, il presidente della Comunità. L’istituzione aveva anche un potere giuridico che esercitava riunendo i rappresentanti della Comunità attorno al “Banco della reson”, un tavolo in pietra con sedute intorno, che era una sorta di parlamento all’aperto, ancora esistente nel Parco della Pieve a Cavalese. Molti privilegi della Magnifica Comunità di Fiemme vennero aboliti all’inizio dell’Ottocento, ma l’istituzione è tuttora operante nella gestione dell’esteso patrimonio boschivo della valle, importante per il corretto sfruttamento forestale e per il mantenimento dell’identità della valle. Ancora oggi gli abitanti della Val di Fiemme sono proprietari delle loro foreste.

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