Michelangelo Pistoletto

Michelangelo Pistoletto è un artista di fama planetaria e un visionario sociale, un idealista concreto convinto che sia necessario passare dall’idea alla pratica, realizzando i progetti. Ho avuto il piacere di ascoltarlo alla Triennale di Milano in occasione del Festival dei diritti umani del 2017 e, il 4 aprile scorso, alla presentazione del suo libro “La formula della creazione” all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Michelangelo Pistoletto è un uomo dalla vitalità straordinaria che il 25 giugno scorso ha compiuto 90 anni. Nell’anno del grande artista, capace di trasformarsi e mettersi in gioco costantemente, gli sono dedicate diverse esposizioni. A seguire l’intervista che ho realizzato a Milano, non in occasione della mia visita a Cittadellarte a Biella che, essendo stata di sabato, non ha incontrato Michelangelo Pistoletto che il sabato va a sciare. Chapeau, Maestro.

 

 

 

 

L’intervista

 

 

 

Lei vede la responsabilità come prassi che regola e unisce tutte le parti della società. Il cambiamento possibile solo attraverso una reale pratica della democrazia. Si protesta in Israele, si scende in piazza in Francia, l’Italia sembra dormiente: come sta la democrazia in Italia?

 

 

 

Capisco che si possa scendere in piazza perché questo unisce un pensiero comune, ma da questa protesta non ci si può aspettare che chi dispone di noi in modo che riteniamo nocivo possa essere la stessa gente che risolve il problema che determina… Se noi non creiamo un’alternativa pratica, una proposta reale, e la sviluppiamo per far sì che possa sostituire quella che non è di nostro gradimento, non sarà certo chi ci procura il veleno che ci procurerà l’antidoto. Dobbiamo trovare la medicina noi stessi che sia un vaccino al veleno.

 

 

 

Lei sostiene la partecipazione attiva dei cittadini ai processi decisionali. Parliamo della guerra: gli italiani dai sondaggi risultano essere contro la guerra, ma non hanno voce. Come invertire la rotta?

 

 

 

Penso che la questione non riguardi solo gli italiani. Tutti gli abitanti del pianeta sono contrari alla guerra, ma sono spinti, trasportati e istigati culturalmente e praticamente. Quando ero ragazzo lungo le strade sui muri delle case c’era scritto “Credere, ubbidire, combattere”, questo era l’insegnamento. Lo insegnavano sia sul piano religioso sia sul piano politico. Non credo che ci sia la volontà delle persone di credere esclusivamente, ubbidire esclusivamente e combattere perché vuol dire che se tu non vai ad ammazzare, il governo ti ammazza, ti mette in prigione, ti toglie dalla società. Allora qual è la libertà individuale, sociale, l’autonomia delle persone che permette di pensare e agire pensando, non solo obbedendo, combattendo e credendo? Il mio libro “La formula della creazione” è basato sul concetto che nessuno può fare a meno di credere, ma dipende in cosa credi e come credi. Per me credere vuol dire scoprire quello che posso capire, fare, assumere come responsabilità in quanto persona e essere sociale. Non credere in qualcosa che è puramente predeterminato.

 

 

 

 

La “Pace Preventiva” è il titolo della sua mostra che è stata ospitata nella Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale a Milano. Alla guerra preventiva dichiarata nel 2003 all’Iraq da Bush e Blair e altri governi lei ha contrapposto la Pace Preventiva. Dove troviamo oggi il filo di Arianna per uscire dal labirinto?

 

 

 

 

Il filo di Arianna in qualche maniera era già nel “Quadro specchiante” perché tu quando entri vedi davanti a te un futuro in cui stai entrando, ma nello stesso tempo hai anche il suo contrario ovvero l’uscita da quello che può avvenire in quanto lo puoi determinare tu stesso, c’è questa possibilità di andare avanti andando indietro, che significa anche guardare il passato, non soltanto pensare che c’è un futuro che sta per fagogitarti. Puoi portare con te la difesa della conoscenza che viene dal passato e ci permette di ripercorrere la strada fatta e trarne beneficio, evitare di ricadere negli stessi errori e di ricostruire nuovi mostri. Questo è il filo d’Arianna.

 

 

 

 

 

Michelangelo Pistoletto
Quadri specchianti, Michelangelo Pistoletto

 

 

 

 

Ai ventenni italiani convinti che per la loro generazione non ci sia futuro perché tutto è già stato deciso e non a loro favore dato che sono pochi quale messaggio può mandare?

 

 

 

Anche quando ero ragazzo i giovani pensavano che tutto fosse già stato deciso, è sempre stato così, bisogna avere il coraggio di prendere in mano la responsabilità della propria esistenza come esseri sociali. Certo che uno da solo non può fare niente. Ma se c’è una scuola, come per esempio quella che abbiamo sviluppato a Cittadellarte dove la creazione diventa responsabilità condivisa e si lavora per fare progetti propositivi per cui la sensibilità del giovane è messa in condizione di poter dare risultati, allora sì, è la formazione, bisogna prima di tutto creare insegnati che sappiano veramente portare capacità di responsabilità e libertà nei giovani. Formazione artistica e formazione sociale per me hanno lo stesso fondamento. Bisogna creare le opportunità perché si sviluppi questa capacità di proporre da parte dei giovani. D’altra parte il concetto di avere iniziativa è premiato, chi ha iniziativa riesce sempre a sviluppare qualcosa di utile per sé e magari anche per gli altri. Insegnare ad avere iniziativa, non solo imparare pedissequamente, dobbiamo conoscere e più si conosce più si deve essere liberi per interpretare e rinnovare.

 

 

 

 

 

Michelangelo Pistoletto
Quadri specchianti, Michelangelo Pistoletto

 

 

 

Michelangelo Pistoletto
Quadri specchianti, Michelangelo Pistoletto

 

 

 

 

Parliamo di ambiente. Lei aveva già affrontato il tema con la “Venere degli Stracci”, che risale al 1967 ma si rinnova in sempre nuove versioni. In che modo l’arte può scuotere dall’indifferenza?

 

 

 

 

“La Venere degli Stracci” è come un quadro specchiante. Gli stracci sono lo specchio, ciò che cambia continuamente, la rappresentazione sociale nel suo nascere, crescere, consumarsi, memoria e divenire. Venere è l’idea di perpetua bellezza, è la rigenerazione, gli stracci sono i rifiuti della società che stanno invadendo il pianeta. Ho in mente le immagini di spiagge africane colme di stracci, come le isole di plastica negli oceani. Stiamo sacrificando il pianeta al consumismo.”

 

 

 

 

 

Michelangelo Pistoletto
La Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto

 

 

 

A Napoli in piazza del Municipio è appena stata data alle fiamme la “Venere degli Stracci”. Michelangelo Pistoletto ha reagito controllando l’emozione perché “emozione e ragione formano una dualità che deve trovare un’armonia”. La “Venere degli Stracci” rappresenta la dualità di bellezza e degrado, che devono trovare un equilibrio, dinamico, per rigenerare la società dai rifiuti fisici, intellettuali, morali, sociali e politici che stiamo creando. (n.d.r.)

 

 

 

 

 

Lei ha appena compiuto 90 anni, lavora, fa progetti, mostre, va a sciare regolarmente. Qual è il suo segreto?

 

 

 

 

Voglio vivere la vita nella maniera più completa possibile, cerco di farlo in ogni modo, non ho mai pensato alla rinuncia. Se faccio qualcosa come ridurmi in una cella nella quale mi ritiro, lo faccio in una Cittadellarte che ho creato, in una dimensione in cui c’è spazio per tutti nell’incontro con chi vuole dare il meglio di sé. La mia individualità ha bisogno di molto poco, di poter dare il meglio di me e trovare insieme a me chi sa dare il meglio di sé, per me questa è la gioia. Mi hanno chiesto: tu che vuoi cambiare il mondo con l’arte, sei felice? Ho detto, non so se riuscirò a cambiare il mondo con l’arte, ma sono felicissimo perché mentre lo sto facendo sto già molto meglio, ci sto lavorando e se non lo facessi potrei solo accettare “credere, ubbidire, combattere” o lamentarmi o aggredire, quindi non sarei felice.

 

 

 

 

 

 

Michelangelo Pistoletto
Quadri specchianti, Michelangelo Pistoletto

 

 

 

 

 

Le mostre

 

 

 

A Roma “Infinity: perché l’arte è senza limiti” al chiostro del Bramante fino al 15 ottobre; a Montisola sul lago d’Iseo, l’installazione inedita “Terzo Paradiso dell’Energia” realizzata con materiali di riuso; al Castello di Rivoli dal 1 novembre a febbraio prossimo una grande personale. A Milano si è conclusa “La Pace Preventiva”, a Palazzo Reale. Le grandi installazioni dell’artista biellese affrontano i temi più importanti del presente: l’ambiente, la democrazia, la pace.

 

 

 

La formula della creazione

 

 

 

Racconta Michelangelo Pistoletto che il suo libro “La formula della creazione” – dal quale sono tratte molte delle affermazioni che seguono – nasce nel 2000. “Quando ho realizzato a Marsiglia una cappella multiconfessionale in un ospedale di ricerca sul cancro. Volevo evidenziare che le diverse religioni sono insieme in un progetto di unione. Nella cappella al centro un metro cubo di infinito… mi avevano chiesto un breve testo, ma era tanto denso che ho iniziato nel 2000 e terminato nel 2022 con il libro”. Alla fine si legge, a proposito della Fondazione Cittadellarte nata nel 1994 dalla rivisitazione dell’ex lanificio Trombetta alle porte di Biella: “Quando i bambini vengono a Cittadellarte mi chiedono del Terzo Paradiso. Rispondo: “Questo è un campo da calcio, da una parte c’è una squadra, dall’altra un’altra. Al centro c’è il pallone. Ci vuole una contrapposizione ma senza mettere in gioco la vita umana, senza la guerra.”

 

 

 

Libertà, responsabilità

 

 

 

“Ho vissuto il tempo del fascismo, del nazismo, delle bombe dei fratelli americani sulle nostre teste. I miei genitori mi educavano in un modo geniale, sensibile, caloroso. La mia famiglia mi ha protetto, ma intorno a me nel mondo stava succedendo di tutto. Mi si diceva devi essere onesto, corretto ma intorno era proprio il contrario, una grande contraddizione… Se il mondo non funziona e io in quanto artista ho questa libertà totale, devo fare un segno…La società non ti dà soluzione, ti induce a diventare un mostro. L’arte moderna mi dà l’incarico della massima responsabilità: cosa potevo fare io nel mondo? L’arte mi dava questa possibilità… Mi sono chiesto cosa potevo fare tra astrazione, che non appartiene alla mia storia, e raffigurazione che invece ne è parte. Mi sono messo sull’autoritratto.… Cercavo la mia identità, mi sono messo davanti allo specchio per fare un autoritratto e questo mi ha permesso di trovare me stesso attraverso me stesso. … Lo specchio è diventato il mio chiodo fisso.”

 

 

 

 

Quadri specchianti

 

 

 

 

Un’ampia area del complesso Cittadellarte è dedicata alla collezione permanente di Arte Povera, una tra le più importanti al mondo, e alle opere di Pistoletto. Sono esposti alcuni dei più recenti “Quadri specchianti” dell’artista. “Nella superficie specchiante si riflette la mia figura. Lo specchio è oggettivo, dice la verità, quindi anch’io dovevo dire la verità. Il presente è infinito, dinamica di relazioni estese all’infinito. Il quadro specchiante è lo spazio-tempo. Non è fatto da me, io ho fatto una scoperta. La verità in assoluto non c’è, c’è la verità su qualcosa, è una testimonianza. Lo specchio è una testimonianza vera. Esiste la verità sulle cose. Tutti possono entrare nel quadro specchiante. La memoria storica entra insieme allo spettatore. L’opera è già pronta ad accogliere chi ancora non esisteva e diventa memoria.

 

 

 

 

 

Michelangelo Pistoletto
Quadri specchianti, Michelangelo Pistoletto

 

 

 

 

 

Il Terzo Paradiso

 

 

 

 

“Il disegno dei tre cerchi o Terzo Paradiso l’ho tratto dai “Quadri specchianti”. Il simbolo dell’infinito è una linea che incrocia se stessa. L’infinito è il momento presente. Il simbolo dell’infinito è lo specchio, che c’è ma poi non c’è più, scade. Ho incrociato due volte la linea e ho fatto nascere un piccolo spazio centrale dove il finito prende spazio nell’infinito. Ogni cosa nasce e muore e ha una durata. Io, Noi, Tu. Natura, Sostenibilità, Artificio. La mia identità l’ho trovata nel Noi. Io sono Noi nel quadro specchiante. Con i “Quadri specchianti” ho avuto successo. Ero stato immesso nel gruppo della Pop Art americana, che era una ricerca di oggettività, prendono i segni della società e mi identifico. Ma mi chiedevano di essere parte di questa famiglia americana, che viene dal glamour consumistico. La mia storia è diversa, viene dagli Egizi, dal fondo oro…Sono stato marchiato con i “Quadri specchianti” dal consumismo: proprio a me fate questo? Devo smarchiarmi. Io sono molti, sono tanti momenti, non divento un marchio. Mi hanno detto: ma tu così ti vuoi distruggere! Finalmente mi avete capito!”

 

 

Proposta, non protesta

 

 

“La creazione vuol dire fare la proposta. L’arte inventa la società nuova come proposta. Piccola, media o grande, quello che è, l’artista deve fare la proposta creativa. Mettere in comunicazione le persone attraverso l’idea che tutti siamo fruitori e creatori e possiamo creare qualcosa insieme… L’artista è molto libero e più sei libero, più sei responsabile. L’artista ha la grande responsabilità della creazione, ma tutti sono coinvolti.… Bisogna avere il coraggio di prendere in mano la responsabilità della propria esistenza come esseri sociali”, dice l’artista biellese che abita accanto all’opificio dismesso che accoglie Cittadellarte. Dedicata all’arte contemporanea, laboratorio creativo in costante evoluzione incarna una visione innovativa dell’arte che stimola consapevolezza e partecipazione dove la responsabilità diviene la prassi per una trasformazione della società. La proposta di Michelangelo Pistoletto passa attraverso l’arte e la cultura, “capaci di creare un vaccino… Se questa società non ha in sé la cura, sarà sempre la guerra a vincere. Il vaccino culturale deve cominciare dalle scuole, dall’educazione e i giovani devono acquistare la consapevolezza di essere produttori di una cultura vaccinale.”

 

 

 

Cittadellarte

www.cittadellarte.it

 

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