La mostra allestita al Museo delle Culture (Mudec) fino al 19 marzo prossimo è dedicata a Robert Capa. Nella storia in occasione dei 110 anni dalla nascita del fotoreporter ungherese fondatore dell’agenzia Magnum Photos (nel 1947). Nello spazio Mudec Photo dedicato alla fotografia d’autore sono esposte oltre ottanta stampe fotografiche alcune delle quali mai esposte prima in una mostra italiana. Reportage di guerra e di viaggio ma anche scene di vita quotidiana raccontano la storia del Novecento attraverso lo sguardo del grande fotografo. Nasce con Robert Capa e la sua compagna Gerda Taro la figura del fotogiornalista che rischia la vita per essere al centro dell’azione. Realizzata grazie alla collaborazione con l’agenzia Magnum Photos.
La storia del nome Robert Capa
Endre Erno Friedmann, ebreo ungherese naturalizzato americano, alla fine del 1933 si trasferisce a Parigi dove incontra Henri Cartier-Bresson, David “Chim” Seymour e nel 1934 Gerda Taro, che diviene sua compagna di vita e di lavoro. A lei insegna la tecnica fotografica, Gerda si appassiona e diventa bravissima. Insieme decidono di fare i reporter. Le commissioni però mancano e i due reporter non riescono a emergere sulla scena fotografica parigina. Nel 1936 inventano il personaggio di Robert Capa, presunto fotografo statunitense a Parigi introvabile in quanto “troppo impegnato”. Si presentano quindi come gli assistenti di Capa e la strategia funziona: le commissioni aumentano. Endre Friedmann decide allora di farsi chiamare Robert Capa iniziando con Gerda a firmare i reportage con il doppio nome Capa-Taro. Quando scoppia la guerra civile spagnola nel 1936 partono entrambi per il fronte. Gerda Taro muore sul fronte il 26 luglio del 1937.

La mostra
Nelle sette sezioni della mostra sono esposti bellissimi scatti dai principali reportage di guerra e di viaggio, in bianco e nero, che Robert Capa realizzò durante i suoi vent’anni di carriera, dal 1932 al 1954. Dagli esordi a Berlino e Parigi (1932-36) alla guerra civile spagnola, dall’invasione giapponese in Cina nel 1938 alla seconda guerra mondiale. Dal reportage di viaggio in Unione Sovietica nel 1947 a quello sulla nascita di Israele (1948-50) fino all’ultimo incarico come fotografo di guerra in Indocina, dove muore nel 1954 calpestando una mina antiuomo. Aveva solo 40 anni. è il primo corrispondente americano a cadere in Vietnam.
L’istante decisivo
Robert Capa usava macchine fotografiche compatte come Leica, Rollei, Contax per privilegiare “l’istante decisivo”, quello che era tale secondo il suo istinto. Anche a discapito della tecnica. Ci sono scatti imperfetti, fuori fuoco, ma intensi, emozionanti.
La guerra
Dice la curatrice Sara Rizzo, conservatore presso il Mudec: “in mostra è Robert Capa fotoreporter… Fotografa cinque guerre… Per testimoniare ciò che vivono i soldati, Robert Capa sceglie di vivere come loro e questo lo porta a morire sul fronte… Era contro la guerra anche se non pacifista, ma riteneva che fosse necessario mostrare alla gente quello che accadeva in guerra”. Definito dal Picture Post “il più grande fotoreporter di guerra del mondo”.
Celebri tra i suoi aforismi: “Se le tue foto non sono abbastanza buone, vuol dire che non eri abbastanza vicino.” Ma anche: “Come fotografo di guerra, spero di restare disoccupato fino alla fine della mia vita.” Non è andata così.
La gente
Rappresentare il volto umano della guerra gli interessava tanto quanto documentare i conflitti armati. Fotografava la gente comune con grande empatia e particolare attenzione al mondo dell’infanzia, dai soldati bambini ai ragazzini colti nell’attimo del gioco.

Reportage in Unione Sovietica
È la sezione più ampia dell’esposizione con una quindicina di scatti esposti in Italia per la prima volta, di estrema attualità. Capa nel 1947 riesce a oltrepassare la cortina di ferro e visitare l’Unione Sovietica accompagnando l’amico scrittore John Steinbeck, considerato conforme al realismo socialista. Passano mesi a Mosca cercando di scoprire come vive la gente, visitano le rovine di Stalingrado e quelle di Kiev, alcuni kolchoz, le fattorie collettive, chiese e palazzi in rovina. Robert Capa nonostante la diffidenza della popolazione ritrae cittadini di Mosca, uomini e donne ucraini, contadine che ballano tra loro. I loro percorsi sono gestiti da VOKS, la società per le relazioni culturali con i paesi stranieri, che li controlla costantemente. Alla fine del viaggio Capa deve sottoporre gli oltre 4000 negativi impressi al visto della censura. Riescono comunque a raccontare la realtà attraverso i loro occhi. In mostra si trova anche la copertina dell’edizione del 1948 di Diario russo di Steinbeck.

I ritratti dei volti della Storia
Tra i ritratti, oltre a quelli nelle immagini che seguono, sono esposti quelli di:
Lev Trockij durante una conferenza a Copenaghen, Danimarca, 27 novembre 1932 (immagine di apertura).
Il generale Charles de Gaulle che saluta la folla a Laval il 22 agosto 1944.
David Ben-Gurion, fondatore dello Stato d’Israele quando proclama l’indipendenza della nazione israeliana a Tel Aviv il 14 maggio 1948.




La mostra in pratica
MUDEC www.mudec.it
Fino al 19 marzo prossimo.
Prodotta da 24Ore Cultura-Gruppo 24 ore e promossa dal Comune di Milano.