La storia del Bosco WWF di Vanzago è bella e ha del miracoloso. È un vero bosco, di antica origine, ma è situato in un contesto fortemente antropizzato, circondato da comuni densamente popolati nell’area a più alta concentrazione di attività industriali dell’hinterland milanese. Non solo: è nato come riserva privata di caccia dell’industriale locale Ulisse Cantoni, che aveva creato due laghi per attirare le anatre e introdotto i primi caprioli a fini venatori. Verso la fine degli anni Settanta del secolo scorso, Cantoni nelle sue volontà testamentarie decise di donare la riserva al WWF affinché da luogo di morte diventasse luogo di vita.
La riserva
La riserva naturale protetta, di 200 ettari in totale, è formata da tre aree concentriche, con ampie estensioni boschive, campi coltivati, boscaglia, aree prative, due laghi artificiali, piccoli specchi d’acqua poco profondi. La riserva ha nel Bosco del WWF l’ecosistema più prezioso, protetto da una fascia esterna quasi interamente dedicata all’agricoltura.

Dal passato al presente
Il territorio del bosco è stato per secoli occupato da quanto rimaneva delle grandi foreste primarie padane come rivela la presenza di essenze quali il biancospino e il nocciolo e di grandi alberi che hanno oltre un secolo di vita. Nel Medioevo il bosco era impenetrabile e vi si cacciavano cervi e lupi nelle riserve private dei signori locali. Nonostante il processo di progressiva contrazione dell’area boschiva del milanese fosse stato avviato già dall’XI secolo, testimonianze delle battute di caccia dei Visconti e degli Sforza si trovano nelle cronache rinascimentali e si continua a cacciare nella zona nel Settecento. Potete immaginare che intorno a Milano la natura fosse selvatica fino a duecento anni fa?
Un tuffo nel verde dopo l’emergenza
Se per il momento dovete accontentarvi di leggere questo articolo, vi invito appena sarà possibile spostarsi in Lombardia, con le necessarie precauzioni, a una full immersion nella natura, che offre grande sollievo e relax. Non è un caso se il turismo verde va per la maggiore. La passeggiata nel Bosco di Vanzago è un tuffo rigenerante nel verde a due passi da Milano.
La visita
La visita del Bosco WWF di Vanzago è guidata e su prenotazione, di sabato e di domenica. La durata è di un’ora e mezza. Il percorso si svolge su terreno pianeggiante, è facile e adatto a tutti, anche ai bambini. Le stagioni migliori per la visita sono la primavera e l’autunno, ma il bosco è aperto tutto l’anno tranne che in agosto.

Il bosco
“Mughetto e mazze di tamburo crescono in abbondanza poiché non vengono raccolti” – ci spiega la nostra guida, il naturalista Massimiliano, volontario. Il Bosco WWF di Vanzago occupa una superficie di circa 140 ettari, cuore dell’area protetta e sua parte biologicamente più delicata. È composto da farnie e roveri, con diversi esemplari secolari, castagni, betulle, carpini, aceri. “Vi sono largamente diffuse le robinie (Robinia pseudoacacia), di origine americana” – prosegue la guida – “si tratta di un’essenza colonizzatrice oggetto di un programma di lenta sostituzione con alberi autoctoni. Anche il ciliegio nero del sottobosco, di origine nordamericana, e l’ailanto, altra specie esotica, sono altamente invasivi.” Autoctoni sono il sambuco, il biancospino, il nocciolo, il pungitopo, l’agrifoglio per non citare che alcune delle centinaia di specie erbacee che crescono nel sottobosco. Sulle sponde degli specchi d’acqua sono salice bianco, salicone, pioppo, ontano e cannucce palustri.

Il capriolo
Il capriolo è il simbolo del parco, con una popolazione che si spinge anche nelle campagne circostanti. Diffuso su tutto l’arco alpino e appenninico, il capriolo è tornato a vivere nella Pianura Padana da alcuni decenni, ma la sua presenza in provincia di Milano è inusuale. Nell’Oasi WWF di Vanzago non corre pericoli naturali già che i due predatori presenti, la volpe e la faina, sono innocui per l’ungulato. Le corna dei caprioli, che si chiamano palchi, cadono tutti gli anni alla fine della stagione riproduttiva durante la quale vengono usate per i combattimenti tra maschi. “Come i cinghiali, i caprioli vivono nel sottobosco, dove si mimetizzano perfettamente, uscendone solo di sera o di prima mattina” – racconta Massimiliano, che continua: “hanno abitudini schive e solitarie e sono dotati di assenza di odore a tutela dai predatori. Solitamente sono i bambini ad avvistarli, ma avvertiteli, i caprioli non devono essere accarezzati perché la madre potrebbe non riconoscerli più a causa dell’odore umano, che rimane loro addosso, e abbandonarli.”
La fauna del bosco
Tra i mammiferi, oltre al capriolo, sono presenti la lepre, il coniglio selvatico, la faina, il tasso, la volpe e il riccio e nelle zone boschive più fitte piccoli roditori come il ghiro, il topo quercino e il moscardino. L’avifauna è presenza rilevante e visibile. Ci sono rapaci notturni e diurni, gufi reali, aquile reali, corvi imperiali, ma anche anatre, aironi e numerosi passeriformi che usano l’Oasi come luogo di svernamento, di sosta, di pastura e di nidificazione. Sono anche presenti rettili, tra i quali la rara testuggine palustre, insetti e pesci e alcune varietà di anfibi quali tritoni, raganelle, rane, rospi, che incontrano il loro habitat prediletto nelle piccole aree umide appositamente create. Tra le specie fortemente minacciate ci sono quattro specie di pipistrelli. Presente nel bosco anche il cervo volante, coleottero noto per le grandi mandibole del maschio usate come le corna di un cervo, che è una specie in declino in tutta Europa. “Osservate quegli esemplari di vacche varzesi, sono l’unico animale domestico nel bosco” – indica la nostra guida – “È una razza bovina autoctona, che è stata minacciata d’estinzione non adattandosi all’allevamento di massa perché abituata in secoli di convivenza con i pastori all’allevamento brado o semibrado”.

La tutela della biodiversità
Nel sottobosco crescono moltissime piante di ciliegio nero e altre specie alloctone che costituiscono le maggiori minacce per la biodiversità, persino maggiori dei cambiamenti climatici. Massimiliano chiarisce: “oggi l’intervento dell’uomo è necessario, e particolarmente prezioso, sulle specie introdotte per arginare l’estinzione di massa della vegetazione autoctona e tutelare la biodiversità minacciata da un appiattimento globale.” È la cultura della natura.
Le escursioni
Molte le attività (sul sito alla voce Notizie) possibili nell’Oasi sempre volte a sensibilizzare alla conservazione della natura. Tra le più richieste, oltre alle visite specifiche per i bambini, sono quelle dell’osservazione notturna degli anfibi, in aprile, e dell’osservazione notturna delle lucciole nel periodo di luminescenza, tra fine maggio e inizio giugno.
Il Centro di Recupero Animali Selvatici
Oggi presso l’area protetta Wwf di Vanzago è attivo un Centro di recupero della fauna selvatica, dai roditori ai caprioli, dai tassi a una grande varietà di avifauna. Nel 2020 il Centro ha accolto quattromila animali, che vengono soccorsi e curati e poi, nella maggior parte dei casi, reinseriti nel loro ambiente naturale.
Centro di Recupero Animali Selvatici Wwf di Vanzago
tel. 02.93549076
Informazioni e prenotazioni
Tel.02.9341761
Si può raggiungere il Bosco anche con il passante ferroviario, treno per Varese S5, scendendo alla fermata Vanzago, poi a piedi per una ventina di minuti lungo una pista ciclabile.