La mostra Tina Modotti. Donne, Messico e libertà, appena aperta al Mudec, Museo delle culture di Milano, è dedicata alla grande fotografa friulana Tina Modotti, che visse in Messico negli anni Venti del Novecento il periodo di straordinaria creatività seguito alla Rivoluzione. Una concentrazione sorprendente di artisti, intellettuali e rifugiati politici di tutto il mondo alimentò un fervore culturale e politico senza precedenti. È questo il clima nel quale va inquadrata l’opera fotografica di Tina, che si traferì in Messico nel 1923 insieme al grande fotografo Edward Weston, conosciuto a Los Angeles. La produzione fotografica di Tina Modotti si concentra in soli dieci anni, sette dei quali vissuti in Messico, dal 1923 al 1930. Le fotografie di Tina, che hanno lasciato un segno profondo nella storia della fotografia, rappresentano soprattutto il Messico, amatissimo.

 

 

 

Tina Modotti
Tina Modotti. donne, Messico e libertà

 

 

 

 

Tina Modotti
Edward Weston

 

 

 

Gli anni Venti del Novecento in Messico

 

 

 

La scena artistica del Messico post-rivoluzionario è molto vivace. Si afferma il movimento del muralismo, che promuove l’arte pubblica e monumentale, comprensibile a tutti, con un chiaro intento educativo rispetto agli ideali della Rivoluzione, alla rivalutazione dell’identità messicana e dell’arte autoctona. I più noti muralisti sono Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros, Josè Cleente Orozco, che dipingono sulle pareti dei palazzi e degli edifici pubblici. Parallelamente si sviluppa una pittura che trae ispirazione dall’arte popolare. Tra i pittori più noti sono Frida Kahlo, Xavier Guerrero, Miguel Covarrubias. Figura rilevante dal punto di vista artistico e politico è Concha Michel, che utilizzò la sua musica, il corrido (una sorta di ballata), e i suoi scritti per promuovere la condizione femminile e portare l’arte al popolo. Artisti e intellettuali stranieri visitano il Messico attratti dall’atmosfera culturale effervescente che pervade Città del Messico: nel 1923 lo scrittore David Herbert Lawrence; nel 1924-25 il poeta russo Vladimir Majakovskij, che Tina incontra; nel 1927 il pittore Max Ernst. Il contesto artistico è molto fertile fino alla fine degli anni Trenta e in Messico giungono artisti, scrittori, militanti politici stranieri quali Ejzenstejn, Artaud,  Breton, Trosky che ha ricevuto asilo politico. Tina Modotti ritorna in Messico nel 1939, ma la sua attività fotografica è conclusa.

 

 

 

 

 

 

 

 

Tina Modotti
Tina Modotti e Miguel Covarrubias, di Edward Weston

 

 

 

 

Tina Modotti, una vita intensa

 

 

Alle spalle l’infanzia di povertà a Udine, Tina raggiunge il padre emigrato a San Francisco, si trasferisce a Los Angeles. Negli Stati Uniti entra in contatto con una vivace realtà culturale, recita a teatro e nel cinema, si lega al poeta e pittore Robo Richey, che muore prematuramente. Nel 1923 si traferisce a Città del Messico insieme al fotografo e compagno Edward Weston. Diego Rivera è il loro punto di riferimento nei primi anni. Tina posa per i suoi murales, viene introdotta nel partito comunista, frequenta artisti, scrittori e attivisti. Quando Weston rientra negli Stati Uniti, Tina si lega a Xavier Guerrero, fondatore di El Machete, l’organo rivoluzionario comunista, con il quale collabora. Dopo che Guerrero parte per Mosca, negli ultimi mesi del 1928 Tina si innamora del rivoluzionario cubano Julio Antonio Mella, il grande amore della sua vita anche se per pochi mesi già che viene ucciso il 10 gennaio 1929 da due sicari del dittatore cubano Gerardo Machado. Muore tra le braccia di Tina che non si riprende più dal dolore, ma continua la lotta politica nonostante la campagna diffamatoria che la colpisce in uno dei periodi più difficili e tristi della sua vita. Espulsa ingiustamente dal Paese nel 1930, Tina prosegue la militanza rivoluzionaria in Germania, a Mosca, nella guerra civile spagnola. Ritorna in Messico nel 1939 come profuga sotto falso nome, provata nello spirito e nel corpo. Muore d’infarto il 5 gennaio 1942.

 

 

 

 

Tina Modotti
Julio Antonio Mella, il grande amore di Tina

 

 

 

La mostra “Tina Modotti. Donne, Messico e libertà

 

 

Nella bellissima mostra è esposto un centinaio di fotografie prevalentemente di Tina Modotti, ma anche, realizzati da Edward Weston, i ritratti di Tina e la serie dei nudi che la ritraggono sul tetto piatto (azotea) della loro casa messicana. La curatrice Biba Giacchetti afferma: “Tina ha lasciato un lascito importante per la storia della fotografia, ma anche un lascito morale, un’eredità di grande coerenza, di scelte non facili. Tina si muove quando la fotografia esce dal periodo pittorialista e si afferma la corrente della straight photography, che era fotografia del reale… Tina si lega a un grandissimo fotografo, Edward Weston, e da Los Angeles si trasferiscono in Messico, centro di attività culturale molto fervido, dove aprono un laboratorio, realizzano ritratti per vivere e conducono una ricerca artistica che incrocia le correnti del tempo. Tina è nell’orbita di Weston, ma già afferma la sua personalità… le calle di Tina sono diverse… mettono in scena anche la fragilità, i suoi fiori sono destinati a sfiorire, meno plastici, più fragili e questo fa sì che la fotografia di Tina abbia ancora oggi una grandissima contemporaneità. Le fotografie di questo periodo soprattutto sono battute alle aste negli Stati Uniti per cifre inimmaginabili che partono dai 250mila dollari e arrivano ai 700-800mila. Sono ancora ricercatissime. I suoi celebri scatti compongono le collezioni dei più importanti musei del mondo.”

 

 

 

 

Calle, 1924

 

 

Cactus, 1925

 

 

 

Tina Modotti
Pannocchia, chitarra e cartucciera, 1927

 

 

 

 

La fotografia sociale di Tina Modotti

 

 

Continua la curatrice Biba Giacchetti: “La fotografia di Tina cambia in relazione agli eventi della sua vita, molto avventurosa… Dopo che Weston lascia il Messico e comincia ad andare e venire, Tina inizia a essere coinvolta nelle tematiche sociali e comprende che la fotografia è uno strumento per comunicare con tutti, è uno strumento universale e questo è uno dei grandi insegnamenti di Tina. Tina volge la sua fotografia verso il sociale, alle persone nel loro stato di povertà. È riuscita a coniugare un’eleganza formale con il tema sociale… Mantiene la sua straordinaria capacità compositiva, che viene dal periodo del suo lavoro con Weston strettamente dedicato all’arte…” E ancora: “è la prima fotografa che già nel 1926 mette l’obiettivo sulle popolazioni, sulla povertà, recepisce le influenze della cinematografia russa dove le persone non sono importanti come soggetti singoli ma come simboli del lavoro, della fatica. Inizia a fotografare le mani, i piedi…inizia a lavorare dal punto di vista giornalistico…Il suo percorso originale la pone all’avanguardia nel campo della fotografia sociale.”

 

 

 

 

Piccolo contadino, 1927

 

 

 

Tina Modotti
Le mani del marionettista, 1929

 

 

 

 

Tina Modotti
Diego Rivera e Frida Kahlo alla manifestazione del Primo Maggio, 1929

 

 

 

Il Messico di Tina

 

 

In Messico Tina Modotti svolge le sue prime ricerche stilistiche, ritrae soggetti naturalistici, realizza le celebri nature morte, ma anche prospettive architettoniche innovative. Apprende la tecnica fotografica da Weston, che cercava la perfezione stilistica e formale, ma sviluppa il suo stile originale che registra l’imperfezione. Perviene a un tipo di fotografia dal forte contenuto politico, ritraendo il Messico dei lavoratori, dei campesinos, dei diseredati, degli indigeni. A proposito della sua unica retrospettiva in vita, che si sarebbe tenuta nel dicembre 1929 alla Universidad Nacional Autonoma de Mèxico, ebbe a scrivere a Weston: “Caro Edward, sto pensando seriamente di fare una mostra qui nel prossimo futuro. Sento che, quando lascerò questo Paese, sarà quasi un dovere mostrare non tanto quello che ho fatto qui, ma piuttosto ciò che può essere fatto senza ricorrere a chiese coloniali, charros, chinas poblanas e simili schifezze (stereotipi ndr) su cui la maggior parte dei fotografi si è soffermata.” (dal catalogo della mostra, Biba Giachetti)

 

L’ultimo importante lavoro fotografico di Tina è a Tehuantepec, dove ritrae in bellissime immagini le donne imponenti e fiere dell’etnia matriarcale zapoteca, quelle di cui Frida Kahlo indossava i coloratissimi costumi.

 

 

 

Tina Modotti
Donne di Tehuantepec

 

 

 

 

La riscoperta di Tina Modotti

 

 

Negli anni Settanta del Novecento Vittorio Vidali, l’ultimo compagno di Tina, vuole ridare vita dopo un lungo oblio al lavoro e alla figura della grande fotografa e rivoluzionaria friulana. Il suo obiettivo incontra Riccardo Toffoletti, rinomato fotografo, professore di fotografia ed editore. Dal rapporto di stima e amicizia tra Vidali e Toffoletti nasce nel 1973 la mostra “Tina Modotti garibaldina e artista” nella quale per la prima volta viene esposta in Italia una ricca scelta delle fotografie di Tina tratte dai negativi originali messi a disposizione di Toffoletti da parte di Vidali, che ne era il depositario. È la riscoperta della fotografia di Tina per il grande pubblico, in Italia e oltreoceano con la retrospettiva che il MoMa di New York le dedica nel 1974. Nel 1973 nasce il Comitato Tina Modotti di Udine, che ha promosso importanti mostre e un grande convegno internazionale nel 1993 con il coinvolgimento di importanti studiosi e principali delle biografe della Modotti quali Elena Poniatowka, autrice di Tinìsima.

 

 

 

 

Tina Modotti
Vittorio Vidali

 

 

 

 

La vita di Tina Modotti

 

 

Il volume Tinìsima della grande scrittrice e giornalista messicana Elena Poniatowska viene pubblicato in Messico nel 1992 (Ediciones Era). Racconta la breve vita di Tina Modotti, detta Tina, anzi Tinìssima. Un’artista dalla bellezza e la personalità magnetiche, che attraversa con passione e coerenza un periodo particolarmente denso della storia del XX secolo. Il racconto prende avvio dalla storia d’amore con Julio Antonio Mella. Anzi, dalla sua fine quando il rivoluzionario cubano in calle Abraham Gonzalez, una via del centro di Città del Messico, viene assassinato da due sicari e muore tra le braccia di Tina dicendo (nel romanzo) “Muero por la revoluciòn”, muoio per la rivoluzione. Una lettura di straordinaria forza, coinvolgente fino alle lacrime, pubblicata nel 2016 nella traduzione italiana di Francesca Casafina, Tinissima, da Nova Delphi.

 

 

 

Tina Modotti
Tina alla finestra di casa a Tacubaya, di Edward Weston

 

 

 

 

Tina Modotti
Tina sull’azotea, uno di una serie di nudi celebri di Edward Weston

 

 

 

 

La morte di Tina Modotti

 

 

Il poeta cileno Pablo Neruda era arrivato a Città del Messico nel 1940 e al momento della morte di Tina era console generale per conto del governo cileno. Tina muore d’infarto la sera del 5 gennaio 1942, in un taxi, dopo una cena trascorsa in compagnia del suo compagno Vidali e degli amici più cari. Si scatena una campagna della stampa reazionaria che attribuisce la responsabilità della morte di Tina a Vidali. Quando la memoria di Tina viene infangata, Neruda le dedica la poesia Tina Modotti ha muerto che celebra la sua vita dedicata alla militanza politica, all’arte e all’amore. I primi versi della poesia sono l’epitaffio scolpito sulla tomba di Tina al Pantheon de Dolores a Città del Messico, mentre gli ultimi sono riportati sulla lapide presso la casa natale in via Pracchiuso a Udine.

 

 

Informazioni pratiche

La mostra “Tina Modotti. Donne, Messico e libertà”

Mudec, fino al 7 novembre

Lunedì ore 14.30-19.30

Da mar a domenica ore 10-19.30

Prenotazione obbligatoria nei weekend al link

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.