Salvador Dalì

In occasione delle prossime celebrazioni per il trentesimo anniversario della morte di Salvador Dalì (23 gennaio 2019), il film di David Pujol, Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità, il 24, 25, 26 settembre nelle sale italiane (info, biglietti ed elenco delle sale cinematografiche su www.nexodigital.it), esplora la vita, le opere e i luoghi di Salvador Felipe Jacinto Dalì i Domenech, alias Salvador Dalì, pittore, scultore, scrittore, sceneggiatore, cineasta, designer, che nel 1929 aderì ufficialmente al movimento surrealista. Il film, realizzato con la collaborazione di Montse Aguer Teixidor, direttrice del Museo Dalí, e di Jordi Artigas, coordinatore delle Case Museo Dalí, attraverso immagini e documenti alcuni dei quali inediti, si muove tra i luoghi della vita dell’artista catalano, in primis il porticciolo di Portlligat, nella baia di Cap de Creus, defilata località della Costa Brava immersa nella vegetazione mediterranea a nord-est di Cadaqués, dove Dalì aveva trascorso parte dell’infanzia e della gioventù conservandone bellissimi ricordi. Nel 1929 anche la vita personale di Dalì cambiò per sempre: conobbe Gala, ovvero Elena Devulina Diakanoff, consorte russa del surrealista Paul Eluard, che era andato a trovare l’artista catalano ripartendo senza la moglie, che rimase per tutta la vita accanto a Dalì, che ne fece la sua musa. Gala lo comprendeva profondamene, ne stimolava il talento e moderava le ossessioni restituendogli l’equilibrio necessario alla creazione artistica.

Casa di Salvador Dalì a Portlligat

Dell’epoca dell’adesione al gruppo surrealista e dell’inizio del legame con Gala si narra nel film la rottura di Dalì con la famiglia e soprattutto con il padre, che cercò di allontanarlo da Cadaqués. Dalì però non poteva rinunciare ai paesaggi della sua infanzia e con Gala acquistò una baracca di pescatori nel vicino porticciolo di Portlligat e in seguito altre, facendo crescere una grande casa-studio come “un organismo cellulare”, che considerò la sua unica casa, sinonimo di “luce, libertà e colore”. Una casa-labirinto , dove visse con Gala quando non erano a Parigi o a New York, frequentata da artisti e personaggi pubblici, costruita sulla roccia, circondata da uliveti, con scalette interne, spazi ristretti e caldi adorni di ogni sorta di oggetti, che oggi si visita (https://www.salvador-dali.org/en/museums/). Era totale l’identificazione di Dalì con il luogo, “il punto più a est della Spagna”, quello dove poteva essere “il primo uomo a vedere il sole la mattina”.

Un altro luogo misterioso e di grande bellezza, che si apprezza nel film, è il castelletto trecentesco di Pùbol, dono d’amore (1969) a Gala di Dalì, che ne rivisitò radicalmente l’interno ispirandosi per il disegno del giardino al Parco dei Mostri di Bomarzo. Gala volle abitarci da sola per ritrovare una dimensione intima che a Portlligat si era persa permettendo a Dalì di andarla a trovare solo su invito scritto con una formale missiva in una sorta di revival dell’amor cortese.

Salvador Dalì

A Figueres, la città natale dell’artista catalano vicina al confine francese nella provincia di Girona, Dalì ha lasciato quello che può considerarsi il suo testamento artistico: il Museo-Teatro Dalí (oggi il più visitato “museo” della Spagna dopo il Prado di Madrid), la più surrealista delle sue opere, opera d’arte in sé. Annientato dalla morte di Gala, Dalì non volle più tornare a Portlligat, troppo carico di emozioni e ricordi, e si trasferì prima a Pùbol, abitando nella camera che era stata di Gala poi, a causa di un incendio divampato nella stessa camera da letto, trascorse gli ultimi anni della sua vita a Figueres nella Torre Galatea, che aveva dedicato all’amatissima Gala.

Salvador Dalì

Tanto eccentrico e stravagante da essere considerato un visionario, geniale, provocatorio, libero da vincoli culturali, colui che secondo il regista Alfred Hitchcock era “il miglior uomo in grado di rappresentare i sogni” e replicare il mondo del subconscio, le cui opere spesso davano scandalo, fu un “artista teatrale”. Nel film è Dalì a spiegare che l’eccentricità, che fu considerata un suo tratto distintivo, era in realtà una reazione ai genitori che lo avevano messo, appena nato, a confronto con il fratello defunto, Salvador a sua volta, e tendevano a sovrapporlo a lui: per distinguersi e richiamare la loro attenzione, aveva dovuto eccellere ed eccedere, sempre.

Tormentato dalla paura della morte, ossessionato dal tema dell’immortalità, che lo portò a vivere ogni attimo della vita con la massima intensità, fece di se stesso un’eccentrica opera, che finì per assicurargli un posto tra i grandi maestri e quell’immortalità che aveva cercato per tutta la vita. “Ho dovuto convivere con la morte fin dalla nascita”, dice Salvador Dalì nel film e poi, verso la fine dei suoi giorni quando gli viene riferito che i medici lo trovano in buona salute: “sì, sì, lo so, morirò completamente sano”.

Il trailer qui: https://www.youtube.com/watch?v=xnjD9MmIvu4

Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità è prodotto dalla Fondazione Gala-Salvador Dalí e realizzato da DocDoc Films. Distribuito da Nexo Digital, inaugura il nuovo cartellone del 2018 della Grande Arte al Cinema, un progetto originale esclusivo di Nexo Digital, che per la stagione 2018 lo distribuisce con i media partner Radio Capital, Sky Arte e MYmovies.it.

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