Il dottor Gachet, Vincent Van Gogh
“Lasciamo che i nostri dipinti parlino per noi”, appuntò Vincent van Gogh in uno dei suoi ultimi scritti. Il bellissimo film Loving Vincent, oggi e per soli tre giorni (16-17-18 ottobre) nelle sale italiane, scritto e diretto dalla pittrice polacca Dorota Kobiela e dal regista inglese Hugh Welchman fa esattamente questo: fa parlare i dipinti. Per farlo, sono servite le circa ottocento lettere scritte e ricevute da un artista che non ebbe fortuna in vita, riuscendo a vendere solo uno degli ottocento dipinti che in otto anni lo portarono da principiante a maestro riconosciuto, post mortem, tra i grandi dell’Olimpo dell’arte. Emozionate (quasi) come le opere dell’artista olandese, commovente come la sua vita, il film vincitore del Premio del Pubblico all’ultimo Festival di Annecy, è un’opera d’arte in sé, il primo lungometraggio interamente dipinto su tela da oltre cento pittori. Immagini fluttuanti come le linee inconfondibili che caratterizzano l’arte di Van Gogh portano lo spettatore nelle tele del pittore, nei suoi luoghi, tra i personaggi degli ultimi mesi della sua vita trascorsi ad Auvers-sur-Oise, la cui campagna, i corvi, i cipressi, le stelle dominano per novantacinque minuti la scena. Campo di grano con volo di corvi, Notte stellata, Strade di Auvers, La chiesa di Auvers, Caffè di notte, Ritratto del dottor Gachet, Ritratto del postino Joseph Roulin, Marguerite Gachet al piano, le immagini sfilano ed è una full immersion poetica nel mondo di un artista considerato folle, il cui squarcio nel cuore risaliva all’infanzia quando soffriva per “non essere riuscito a essere come loro”, i suoi familiari, per l’amore mancato della madre nei confronti del figlio che portava il nome del precedente, nato morto e da lei sempre rimpianto.
Marguerite Gachet, Vincent Van Gogh
Il dottor Gachet, sua figlia, il barcaiolo, la figlia dei Ravaux, i personaggi dipinti da Van Gogh prendono vita in questa straordinaria opera di animazione. Theo, fratello al quale scriveva ogni giorno e che sovvenzionava il suo lavoro, Joseph Roulin, il postino delle sue lettere a Theo, il di lui figlio Armand che, a un anno dalla morte del pittore olandese, viene incaricato dal padre di recapitare l’ultima lettera di Vincent a Theo e parte per Parigi per scoprire che Theo, affranto per la scomparsa del fratello, è morto solo sei mesi dopo Vincent. Armand allora, deciso a “fare qualcosa per Vincent”, si reca ad Auvers-sur-Oise. Suicidio o omicidio quello del pittore olandese? La domanda si pone e Armand, esplorando i luoghi del maestro interroga, indaga, per cercare la verità sulla morte del pittore, oggetto di contrastanti teorie, ma quello che tende a prevalere è la vita di Vincent, la sua solitudine, la tristezza, la malattia, la sua arte che della natura non tralascia il più umile dettaglio, ogni cosa degna del suo sguardo e del suo pennello. Opere, luoghi, lettere danno vita a un ritratto affascinante dell’ultimo periodo di vita di Van Gogh, che morì nella sua camera nella locanda dei Ravaux il 29 luglio 1890 a soli 37 anni per un colpo di pistola all’addome pochi mesi dopo che era stato dimesso dal manicomio di Saint-Rémy e mostrava di essere felice.
Il film è distribuito da Nexo Digital in collaborazione con Adler Entertainment. Info, biglietti ed elenco delle sale cinematografiche su www.nexodigital.it
In evidenza: dato il grande successo del film, che in tre giorni ha avuto oltre 130 mila spettatori, una replica in contemporanea nazionale è in programma per il 20 novembre.