Gustav Klimt

Voglia di Vienna. Voglia di ritornare alla Vienna dell’inizio del Novecento ma, già che ancora non si può tornare indietro nel tempo, di andarci ora sulle tracce di quel tempo proprio come ha fatto la troupe cinematografica, che ci è stata molte volte in tutte le stagioni producendo un gran numero di bellissime immagini che hanno composto il film Klimt e Schiele. Eros e psiche, scritto da Arianna Marelli e diretto da Michele Malli, il 22, 23 e 24 nelle sale cinematografiche italiane (info, biglietti ed elenco delle sale su www.nexodigital.it ).

Il film racconta un’epoca di straordinario fervore artistico, musicale, letterario, intellettuale e la circolazione di nuove e rivoluzionarie idee in primis la psicoanalisi di Sigmund Freud, che faceva emergere l’inconscio portando in superficie l’erotismo, come testimoniano il romanzo Doppio sogno di Arthur Schnitzler e il Diario di una giovinetta di Hermine Hug-Hellmuth, che fu tra le prime donne ad essere ammessa alla Società Psicoanalitica di Vienna. In un momento storico in cui le donne iniziavano a reclamare la propria indipendenza, altre figure femminili di rilievo furono Berta Zuckerkandl, con il suo celebre salotto frequentato da artisti e intellettuali, e Dora Kallmus, il cui studio di fotografia divenne il più famoso della città.

 

Klimt e Schiele
Eric Kandel, premio Nobel per la medicina, durante le riprese

 

Grazie agli interventi di storici dell’arte quali Alfred Weidinger e Jane Kallir, del musicologo Bryan Gilliam, del pianista Rudolf Buchbinder, del Nobel per la medicina Eric Kandel, grazie alle letture dell’attrice Lily Cole e alla voce narrante dell’attore Lorenzo Richelmy si inquadra il contesto, la città, l’epoca nella quale si sviluppa l’arte di Klimt e di Schiele, allargando lo sguardo alla storia. Una polifonia di voci per raccontare tante storie, come molteplici erano i personaggi che animavano Vienna nelle prime decadi del Novecento facendone il fulcro della cultura europea, dove l’aria di rinnovamento interessava tutte le arti e la vita stessa diveniva un’opera d’arte totale.

Oltre lo sfarzo dell’epoca d’oro della città, i cambiamenti e le inquietudini che la benpensante società viennese voleva nascondere e l’arte, la grande stagione dell’arte, fece emergere, concludendosi nel 1918 quando si chiuse un’epoca, oltre alla prima guerra mondiale, e morirono alcuni dei grandi protagonisti della scena artistica, da Gustav Klimt a Egon Schiele, dal pittore Koloman Moser all’architetto Otto Wagner. In occasione delle numerose mostre e delle celebrazioni a Vienna di questo centenario, il film si muove tra le sale dell’Albertina, del Belvedere, del Kunsthistorisches Museum, del Leopold Museum, del Sigmund Freud Museum e del Wien Museum ripercorrendo attraverso opere meravigliose un momento magico per l’arte, ma anche per la letteratura e la musica, che rivoluzionò con la dodecafonia di Arnold Schoenberg la città dei valzer di Strauss.

In particolare, lo sguardo va a Klimt, maestro di Schiele, che aveva trasformato radicalmente l’arte dando inizio al gruppo della Secessione viennese, e a Schiele, artista tormentato che si espose personalmente esprimendo figure contorte, un erotismo esplicito che provocava scandalo, nudi sofferti, “abbracci complicati”. Seguendo le tracce dell’epoca d’oro, il film conduce, secondo Arianna Marelli, a “quello che siamo noi oggi: l’uomo nudo, le nostre ambiguità, i nostri dissidi interiori e l’erotismo che non è mai pacifico”.

Egon Schiele
Egon Schiele, Autoritratto

 

 

Gustav Klimt
Gustav Klimt, Giuditta

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