Ferrara

Sapete che il Colosseo è stato finanziato (anche) grazie al bottino riportato a Roma a seguito della distruzione di Gerusalemme e del suo Tempio nel 70 d.C.? Avete idea di quanti ebrei abitassero a Roma prima che il generale Tito ve ne riportasse altre decine di migliaia come prigionieri di guerra? Immaginate che fossero di più degli ebrei attualmente residenti nella nostra penisola? Indovinate il numero di ebrei che abitano in Italia oggi?

Il MEIS Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, a Ferrara (www.meisweb.it), offre molte risposte e pone altrettante domande svelando dimensioni e aspetti dell’ebraismo italiano poco conosciuti e interessanti. Inserisce in questo modo il tema della Shoah (nella Penisola) nel contesto della storia bimillenaria della comunità ebraica in Italia.

Prorogata fino al 10 marzo la mostra Il Giardino che non c’è dell’artista israeliano Dani Karavan al MEIS.

 

Il Giorno della Memoria

Ogni giorno è il Giorno della Memoria. La conoscenza della storia serve ad appoggiare il futuro su solide basi e ricordare è l’unico antidoto all’ignoranza. La memoria contro l’oblio. Rileggere Se questo è un uomo di Primo Levi vale sempre la pena, la testimonianza dello scrittore sulla vita nel campo di concentramento di Auschwitz, dove fu detenuto, va conosciuta.

Ma è in Sommersi e salvati che lo scrittore torinese va oltre indagando l’identità di vittime e carnefici e mettendoci davanti all’impossibilità di confinare il “male” nell’altro già che l’altro siamo noi. Primo Levi esplicita l’ambiguità dell’essere umano e sonda l’annidarsi latente in ognuno di noi del male che, risvegliato dalle circostanze, prime tra tutte l’oppressione dei regimi autoritari, viene alla luce causando dolore. Essenziale tenere vigile la sensibilità ai segnali del tempo e deste le coscienze.

Interessante da leggere anche un altro libro, pur se non riguarda gli ebrei: La conquista dell’America. Il problema dell’altro, del filosofo Tvetan Todorov, che riflette sull’annientamento delle popolazioni indigene d’America con la conquista del Nuovo Mondo.

Può sembrare un altro tema, ma non lo è: si tratta anche in questo caso dello sterminio del diverso e della necessità di cambiare prospettiva, che il filosofo delinea, considerando l’altro uguale a sé seppure diverso. L’uguaglianza nella diversità è una tematica di stringente attualità, anzi, di permanente attualità.

 

Il MEIS Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah

“L’ebraismo è una delle culture più antiche che vivono in Italia, dove la sua presenza (quasi) ininterrotta è documentata fin da prima che comparisse il cristianesimo”: il MEIS racconta una storia di eccezionale continuità, ai più sconosciuta.

È stata scelta Ferrara come sede del MEIS in quanto vanta una delle più attive comunità ebraiche d’Italia con poco meno di mille anni di storia alle spalle e particolare fioritura sotto i Duchi d’Este, che aprirono le porte anche agli ebrei espulsi da Spagna e Portogallo.

Allestito in quello che fu il carcere cittadino, dismesso nel 1992 e sapientemente ristrutturato, il MEIS è un museo in fieri. È prevista l’edificazione di altri edifici con una suddivisione dei volumi che richiamerà i cinque libri della Torah, che secondo la tradizione ebraica sono stati trasmessi da Dio al popolo di Israele tramite il profeta Mosè.

 

Ferrara MEIS
Ferrara MEIS

 

Con gli occhi degli ebrei italiani

Funge da introduzione al MEIS lo spettacolo multimediale che, in meno di mezz’ora, affronta a volo d’uccello 2200 anni di storia. A cura di Giovanni Carrada e di Simonetta Della Seta, direttore del Museo, Con gli occhi degli ebrei italiani racconta come la comunità ebraica italiana ha vissuto e quale contributo ha dato al nostro Paese partecipando attivamente a momenti cruciali della vita nazionale.

A epoche di integrazione e di buona convivenza si sono alternati periodi drammatici di discriminazioni, intolleranza religiosa e persecuzioni, che ebbero inizio con la segregazione delle comunità ebraiche nei ghetti e culmine con la tragedia della Shoah.

Nel filmato si evidenziano in particolare alcuni periodi. Dall’accoglienza nella nostra penisola degli ebrei espulsi dalla Spagna, dal Portogallo e dalle colonie ispaniche all’istituzione del primo ghetto della storia nel 1516 a Venezia, al quale seguirono quelli di Roma e di quasi tutte le città italiane. Dalla partecipazione ebraica attiva al processo risorgimentale e in seguito alla prima guerra mondiale all’emarginazione delle leggi razziali del 1938. Fino alla persecuzione e le deportazioni nei campi di concentramento sotto il fascismo e l’occupazione nazista nella nostra penisola quando quasi 9000 ebrei vennero arrestati e uccisi in patria o nei campi di sterminio.

Solo con la nascita della Repubblica e la firma della Costituzione venne riconosciuta agli ebrei l’appartenenza di diritto all’identità dell’Italia.

Oggi nel nostro Paese risiedono circa 25 mila ebrei.

 

Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni

Il MEIS è un museo di nuova generazione che, attraverso esperienze immersive, contributi video di esperti, musiche, reperti archeologici e innovazione tecnologica, conduce sulle tracce degli ebrei dalle loro aree di origine ai luoghi della diaspora. Il termine “diaspora”, che in greco significa dispersione, fa riferimento alla dispersione del popolo ebraico nel mondo.

Suggestive ricostruzioni del Tempio di Gerusalemme, dell’Arco di Tito, delle catacombe ebraiche, delle sinagoghe di Ostia e Bova Marina oltre a riproduzioni di reperti archeologici con stampanti 3D contribuiscono a restituire il clima culturale dei diversi contesti.

Ferrara MEIS
Ferrara MEIS

 

La prima, e per ora unica, sezione del MEIS, Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni delinea la storia dell’ebraismo italiano con la sua peculiare identità dall’epoca romana al medioevo.

La comunità ebraica italiana è la più antica fuori da Israele con una storia bimillenaria alle spalle, che risale al II sec. a.C. grazie agli scambi commerciali nel bacino del Mediterraneo. Già nel I sec. d.C. a Roma viveva una comunità prospera e integrata di circa 40 mila individui (su una popolazione di poco meno di un milione di abitanti), che furono in grado di riscattare gli ebrei riportati a Roma come schiavi dall’assedio di Gerusalemme nel 70 quando il generale Tito, futuro imperatore, distrusse il tempio per ordine del padre Vespasiano.

Distribuita sul territorio in maniera non omogenea, la presenza ebraica nella nostra penisola ebbe grande diffusione e ricchezza culturale anche grazie all’elevato grado di alfabetizzazione della comunità, anche tra i suoi più bassi strati sociali. Da Roma, dove la comunità ebraica vive senza interruzione fino a oggi, si diffuse nell’Italia meridionale, isole comprese, a partire almeno dal IV-V secolo, ma forse già dalla prima età imperiale, ed ebbe grande fioritura e importante tradizione. Più tardiva l’espansione nell’Italia centro-settentrionale, in modo capillare intorno alla metà del Duecento.

 

Gli Ebrei, il popolo del Libro

“Noi siamo il popolo del libro” – afferma il presidente della comunità ebraica di Ferrara, ingegner Pesaro – “l’elemento costituente l’ebraismo è il libro, noi non abbiamo riferimenti territoriali, ma abbiamo sempre e comunque con noi le fondamenta. Questo è quanto sostiene lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua, e lo condivido.”

Pesaro mi accompagna a visitare le tre sinagoghe all’interno dell’edificio oggi sede del museo ebraico in via Mazzini. Spiega: “La sinagoga non è un luogo santificato, lo diviene solo se nell’aron, l’Armadio Sacro, ci sono i rotoli della Torah, i cinque libri fondamentali che per gli ebrei contengono la Legge da rispettare e le regole di comportamento.” Prosegue: “Nell’ebraismo tra l’uomo e Dio non ci sono intermediari, solo la Torah, e dunque solo io sono responsabile del mio comportamento, l’idea della responsabilità individuale è centrale.”

Continuiamo il giro per vie del ghetto, che a Ferrara fu istituito nel 1624, rinchiudendo circa 2200 ebrei. Cinque portoni, disposti all’inizio e alla fine di via Mazzini, asse del ghetto, venivano chiusi al tramonto e riaperti la mattina. Strade, cortili e passaggi interni tra le case tra via Mazzini e le adiacenti via Vignatagliata e via Vittoria conservano la loro struttura architettonica. Una lapide in via Mazzini riporta i nomi degli ebrei deportati nel 1943.

 

Il Giardino dei Finzi Contini

Il presidente della comunità ebraica di Ferrara è figlio di Giuliana Magrini e Marcello Pesaro, che nel romanzo “Il giardino dei Finzi Contini” di Giorgio Bassani sono Ermanno e Olga, deportati. Dice l’ingegner Pesaro: “nella realtà non furono deportati, noi non abitavamo a Ferrara. Fu deportato solo mio nonno, Silvio Magrini, presidente della comunità ebraica di Ferrara (come poi mio padre), che si rifiutò di abbandonare la sua gente.”

E aggiunge: “Mio padre ruppe i rapporti con Bassani perché si risentì molto per il ritratto che aveva fatto della nostra famiglia e di mia madre.” Pesaro osserva che lo scrittore non si diede nemmeno la pena di cambiare molto i nomi che da Finzi-Magrini divennero Finzi-Contini, da Uberto fu Alberto, mentre l’alano di famiglia mantenne il nome di Jor.

Domando ancora: “Al di là della percezione della sua famiglia, il libro ha fatto bene o male a Ferrara?” Pesaro risponde senza esitazioni: “Assolutamente bene, soprattutto il film di De Sica, che ha fatto conoscere Ferrara nel mondo.”

 

Il cimitero ebraico

Luogo di grande fascino, come quasi sempre i cimiteri, dove la storia si legge sulle pietre tombali, merita la visita almeno per vedere le sepolture di Giorgio Bassani, realizzata da Arnaldo Pomodoro, e quella di Giuliana e Marcello Finzi-Magrini.

 

Ferrara
Cimitero ebraico, Ferrara

 

 

Ferrara
Ferrara

 

MEIS Ferrara: la mostra di Dani Karavan

Fino al 10 marzo al MEIS si può visitare la mostra Il Giardino che non c’è dell’artista israeliano di fama mondiale Dani Karavan. L’opera site specific si ispira al giardino del romanzo di Giorgio Bassani, poi del film premio Oscar di Vittorio De Sica. Giunto per la prima volta a Ferrara nel 1956, lo scultore israeliano oggi quasi novantenne si legò molto alla città tornandoci più volte. La domanda di alcuni turisti americani su dove si trovasse il giardino dei Finzi-Contini e la scoperta che esisteva solo nella finzione letteraria e cinematografica, hanno ispirato l’artista.

Negli edifici del MEIS, già carcere in cui era stato detenuto Giorgio Bassani, sono anche alcune riproduzioni di lavori di Karavan disseminati nel mondo: Passaggi, l’omaggio al filosofo ebreo Walter Benjamin a Portbou, il Memoriale ai Sinti e ai Rom di Europa, a Berlino, la scultura ambientale chiamata Via dei diritti umani a Norimberga, il monumento al deserto nel Negev.

 

Ferrara
Ferrara

 

 

Ferrara: mangiare e bere

Empatia Canapa Caffé

Via della Luna 17/a

328 5479908

https://empatia-canapa-bar.business.site

A pochi passi dal Castello Estense e da quello che fu il ghetto ebraico, il locale che Lorenzo Manes ha aperto è in nome dell’accoglienza e del rispetto per tutti, anche per il pianeta. Ci si va per chiacchierare, per bere (bene), per ascoltare musica e letture, per prendere del tempo per se stessi. Si propongono vini biodinamici locali ed eccellenti birre artigianali a base di canapa (la canapa coltivata in queste campagne negli anni Venti del secolo scorso era la migliore d’Italia e oggi ha ripreso vigore). Proposti anche piccoli assaggi alla canapa (quali humus con semi di canapa decorticata all’olio, polpette di verdure e canapa) e vegani, in quanto di minore impatto sull’ambiente, e per la prima colazione una bella scelta di caffè, estratti di frutta, piccole golosità. Un locale giovane e fuori dagli schemi, che apre le porte a tutti senza discriminazioni.

 

Trattoria Il Mandolino

Tel. 0532.760080

Via delle Volte 52

www.ristoranteilmandolino.it

Piatti tipici ferraresi quali cappelletti, cappellacci di zucca, tortellini (pasta all’uovo rigorosamente fatta in casa), salami locali tra i quali la tipicissima salama da sugo.

In una delle più suggestive vie della città medievale.

 

 

 

 

 

 

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