Uno splendido rilievo marmoreo con corteo bacchico, la testa in marmo di Gaio Cesare, una statuetta di Minerva, un busto di Demostene, un oinochoe con testa di cavallo, un pregevole cammeo in corniola e onice, un anello di re Carlo di Borbone, dodici delle bellissime acqueforti di Giovanni Piranesi e del figlio Francesco, l’inedito taccuino di viaggio del nobiluomo inglese William Gell, planimetrie, lacerti di affreschi, bronzetti, incisioni, matrici in rame, guaches, disegni a matita su carta vergata: ecco 300 opere molto belle, alcune inedite, esposte in una mostra concettualmente e concretamente assai raffinata: Ercolano e Pompei visioni di una scoperta, al m.a.x. museo di Chiasso fino al 6 maggio.

In occasione dei 280 anni della scoperta di Ercolano e dei 270 anni di quella di Pompei, l’esposizione Ercolano e Pompei visioni di una scoperta racconta il ritrovamento di due tra i siti archeologici più importanti al mondo attraverso documenti, lettere, reperti archeologici, litografie, disegni, le prime fotografie e le prime cartoline degli studiosi tra il Settecento e il Novecento. Da Johann Joachim Winckelmann ai Piranesi, da Francois Mazois a William Gell, da Luigi Rossini a Pietro Bianchi fino ai fratelli Alinari, furono numerosissimi i cultori dell’antico, i disegnatori, gli incisori, i fotografi che studiarono, documentarono e comunicarono gli scavi contribuendo in questo modo alla fortuna storica e critica delle due città riportate alla luce.

Il percorso espositivo della mostra Ercolano e Pompei visioni di una scoperta parte dalla metà del Settecento con le prime descrizioni dei ritrovamenti nelle lettere di studiosi e viaggiatori, da Winckelmann a Goethe e, in seguito, Stendhal, poi le note, gli schizzi e i disegni nei taccuini dei viaggiatori del Grand Tour che toccavano Napoli, Pompei ed Ercolano, le prime incisioni promosse dall’illuminato sovrano Carlo di Borbone con soggetto Le Antichità di Ercolano esposte, quindi le planimetrie e le piante eseguite dall’ingegnere svizzero Karl Jakob Weber, le gouaches che ritraggono scene quotidiane di scavi e, a fine Ottocento le immagini fotografiche di Giorgio Sommer, Robert Rive, Giacomo Brogi e dei fratelli Alinari, infine all’inizio del Novecento le prime cartoline in litografia o cromolitografia: molto viene documentato e pubblicato tra la metà del Settecento e il Novecento e, grazie a tali importanti contributi, Ercolano e Pompei si affermano quali tappe obbligate del nascente turismo.

La mostra Ercolano e Pompei visioni di una scoperta è realizzata dal m.a.x museo di Chiasso in collaborazione con il MANN-Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che accoglierà la tappa italiana, dal 29 giugno al 30 settembre, arricchita da numerosi reperti archeologici del museo e del suoi ricchissimi depositi, numerosi dei quali presentati per la prima volta al pubblico. Il fascino dell’antico e l’assai moderno tema della comunicazione dialogano in un’esposizione di grande interesse, che può apparire oggi di nicchia, non così il suo patrimonio di documenti, testimonianze e reperti all’epoca delle scoperte archeologiche e nei circa 150 anni successivi, quando raggiungeva non solo i privilegiati viaggiatori del Grand Tour, che i siti archeologici avevano occasione di visitare, ma un pubblico più vasto che non aveva tale opportunità. Una mostra da non perdere.

m.a.x. museo
Chiasso, via Dante Alighieri 6
Orario di visita: mar-dom ore 10-12 e 14-18