David Hokney © Jean-Pierre Goncalves de Lima
David Hockney dalla Royal Academy of Arts è un film documentario su uno degli artisti britannici più famosi al mondo, simbolo della pop art inglese, che sarà nelle sale italiane solo il 30 e 31 gennaio (elenco delle sale su www.nexodigital.it), inaugurando la stagione 2018 della Grande Arte al Cinema, che fa vivere sul grande schermo le mostre, gli artisti e i musei più importanti del mondo. Non sarà come vedere le due spettacolari mostre dedicate negli ultimi cinque anni all’artista dalla Royal Academy of Arts di Londra, ovviamente, ma è molto bello. Hockney ne è il protagonista assoluto, dialogante e cordiale, profondo e leggero, gioioso e vitale. Un giovane anziano pieno di energia sempre pronto a sperimentare e a innovare il proprio linguaggio, che ha un rapporto speciale con la Royal Academy e per i suoi spazi ha realizzato le due, eccezionali mostre ad hoc. A Bigger Picture 2012 è stata la prima grande mostra dedicata ai paesaggi di Hockney con imponenti opere ispirate agli scenari dello Yorkshire, dove l’artista è nato. Dice il pittore nel film: “I paesaggi hanno bisogno di tele grandi, molto grandi”. E riguardo all’opera The arrival of spring in Woldgate ricorda: “avrebbero voluto allestire la mostra prima, ma ho chiesto tempo, avevo bisogno di più primavere, almeno quattro. È un bell’impegno osservare l’arrivo della primavera”.

Intervistato da Tim Marlow, Direttore Artistico della Royal Academy of Arts, il pittore racconta. Il suo primo viaggio all’estero, in Egitto nel 1963, il dolore per la morte dell’amico Jonathan Silver, le tecnologie innovative che sta esplorando negli ultimi anni, con disegni e video realizzati con l’iPad. Nel film si ascoltano anche i critici d’arte Martin Gayford e Jonathan Jones. Persona socievole e grande conversatore, Hockney è ritenuto molto inglese per la sua costante modalità di osservare la realtà, la natura, anzi di “scrutarla” come dice il pittore, che aggiunge: “reagisco ai posti dove mi trovo”. E ancora: “Sono una persona da giorno, vado a letto presto, mi piace la luce”.


82 Portraits and One Still Life 2016 è la mostra che raccoglie invece la serie di 82 ritratti di amici, conoscenti, familiari, colleghi, ad ognuno dei quali dedicò tre giorni. La stessa Senior Contemporary Curator della Royal Academy of Arts, Edith Devaney, posò due volte per l’artista. Racconta: “È molto socievole, ma non sente più bene, quindi non usciva, sono state le persone poi ritratte ad essere andate nel suo studio. Ne ha ricavato molta energia, ha avuto la compagnia di ognuno di loro per tre giorni. Ha usato il carboncino direttamente sulla tela, poi ha dipinto lo sfondo uguale per tutti come anche la sedia su cui posano. È stata una mostra molto democratica, Hockney ha ritratto collezionisti e gente comune, tutti nello stesso modo. Non c’è stata alcuna commissione, nessuno è stato pagato, Hockney ha avuto assoluta libertà. Questa collezione di persone riguarda tutti noi, ognuno ha un rapporto con l’artista.” Durante il lavoro, l’artista parlava pochissimo, era completamente concentrato, le chiacchiere erano confinate nelle pause, riferisce la curatrice, che commenta: “I colori sono eccezionali, frizzanti, brillanti. Credo che Hockney pensasse a Matisse, l’effetto è molto forte, i colori e le emozioni che suscitano sono gioiosi, ti migliorano la vita. In realtà, ha realizzato più di 82 ritratti.”. E alla domanda “Quando finirà questa serie? ” Hockney ha risposto così: “Vivo a Los Angeles, leggo e dipingo. È tutto quello che posso fare. Penso di poter andare avanti per sempre con i ritratti. La gente è quanto di più interessante vediamo.”