Casa Museo Boschi Di Stefano

Sembra di essere a Londra, dove il biglietto d’ingresso per i musei si stacca gratuitamente, invece siamo a Milano, nella zona nord-orientale in cui, in onore della massiccia emigrazione italiana verso l’Argentina e il Perù, negli anni a cavallo di fine Ottocento, tra i toponimi troviamo corso Buenos Aires, piazza Lima, piazza Argentina. La Casa Museo Boschi Di Stefano, in via Giorgio Jan 15, è un luogo importante della cultura milanese del Novecento, anche se poco conosciuto persino nel quartiere.

Eppure, la Casa è un Museo ed è visitabile gratuitamente grazie ai volontari del Touring Club Italiano, gradita eccezione nel panorama museale locale, come gratuite sono le visite guidate . L’ingegner Boschi donò la casa e la collezione al Comune di Milano ponendo come condizione che diventasse una casa-museo aperta al pubblico. Priva degli arredi, fu riarredata ad opera della Fondazione Boschi Di Stefano, che decise di acquistare arredi dell’epoca: la sala da pranzo disegnata da Mario Sironi, i mobili da studio da Giuseppe Basile, le sedie di Portaluppi, i lampadari in vetro di Murano. A torto la meno conosciuta tra le case-museo milanesi, custodisce opere di grande pregio e propone esposizioni a tema.

 

Casa Museo Boschi Di Stefano
Casa Museo Boschi Di Stefano, © Alberto Lagomaggiore

 

L’amicizia con gli artisti

Fu grazie a Marieda Di Stefano che il marito Antonio Boschi, eccellente violinista, che collezionava violini, si avvicinò all’arte. Il padre di Marieda, un noto collezionista, le lasciò in eredità una collezione che i coniugi arricchirono, in particolare nell’immediato dopoguerra, anche vendendo beni materiali e automobili, avvicinandosi alle tendenze più significative del tempo.

La collezione comprende oltre 2000 opere – 1700 delle quali custodite nei depositi e al Museo del Novecento – che rappresentano una straordinaria testimonianza della storia dell’arte delle prime sei decadi del Novecento, particolarmente esauriente per gli anni 1940-60. Nei locali della Casa Museo sono esposte 300 opere in maniera cronologica e fitta come facevano i coniugi che, mancando gli spazi, coprivano con le opere persino le finestre. La loro casa era un luogo di eccellenza culturale e artistica, frequentata dai maggiori artisti dell’epoca, come Sironi, Savinio, Fontana, Carrà e Arturo Martini, con i quali Antonio e Marieda intrattenevano rapporti di amicizia.

 

 Il passepartout della casa

“Ho preferito comprare il quadro di De Chirico La scuola dei gladiatori che la pelliccia” avrebbe detto Marieda: questo ci raccontano le guide in una visita speciale alla Casa Museo. L’amore per l’arte è il passepartout della casa. La visita è condotta “come se” i coniugi raccontassero la loro splendida dimora accompagnando i visitatori. “Nessuna opera d’arte ha mai lasciato questa casa”, proseguirebbe Marieda percorrendo la sala dedicata a Sironi. “Abbiamo investito su Sironi prima che la critica lo nominasse”.

E nella sala Fontana:”Da Fontana abbiamo comprato tantissimo…” e delle bellissime ceramiche dell’artista: “Lucio le chiama “sculture” e dice di non essere un ceramista, ma uno scultore.” Dei buchi invece dice: “i buchi sono la libertà di concepire l’arte, dai buchi e i tagli passa l’infinito”. La visita guidata è gratuita e alla fine si riceve in omaggio un album con “figurine” da attaccare, in corrispondenza dei numeri indicati, che costituiscono un racconto sulla Casa-Museo.

 

Gli interventi dell’architetto Portaluppi

Di grande pregio è anche l’architettura dell’edificio, dei primi anni Trenta del Novecento, di Piero Portaluppi, uno dei principali esponenti dell’architettura milanese e italiana degli anni 1920-50, che è intervenuto non solo negli esterni, ma anche nelle finiture interne, nelle ringhiere in ferro battuto, nelle lampade, nei pavimenti a mosaico. In occasione del cinquantenario della morte di Portaluppi, è stato dedicato all’architetto milanese il lungometraggio L’Amatore, di Maria Mauti (che si potrà rivedere durante le celebrazioni per i 130 anni di Portaluppi. Info: www.portaluppi.org), che lo presenta come un “vero amatore dell’arte, delle donne, del cinema e della vita”.

Uomo di fascino e di potere, complesso, leggero, ironico, progettò alcuni dei più importanti edifici della città come il planetario Ulrico Hoepli, il Palazzo dell’Arengario, la Banca Commerciale Italiana, il Palazzo INA in piazza Diaz, la villa Necchi Campiglio, e realizzò numerosi interventi di restauro su edifici storici milanesi.

 

Casa Museo Boschi Di Stefano
Casa Museo Boschi Di Stefano,© Alberto Lagomaggiore

 

La Scuola di ceramica Marieda Di Stefano

Marieda fu anche un’artista ceramista, che firmava le proprie opere con lo pseudonimo maschile di Andrea da Robbio. Negli anni Cinquanta del Novecento era stata allieva dello scultore milanese Luigi Amigoni, padre della sua migliore amica, Migno, e si era appassionata all’arte ceramica realizzando opere ed esponendo in mostre personali e collettive.

Nel 1962 fondò la Scuola di Ceramica “Jan 15”, al pianterreno del palazzo in cui abitava, che ospitava mostre e discussioni artistiche, con docenti che spesso erano famosi pittori o scultori. L’atelier disponeva di un proprio forno (tuttora esistente) per cuocere e smaltare i lavori prodotti dagli allievi. Nel testamento Marieda affidava la direzione della scuola a Migno, che la diresse fino al 2011 quando morì. Gli ambienti che ospitarono la Scuola di ceramica sono stati riaperti al pubblico, fino al 18 febbraio scorso, con la splendida mostra dedicata a Enrico Baj.

 

Casa Museo Boschi Di Stefano
Opera in ceramica di Andrea … alias Marieda Di Stefano

 

La mostra dedicata a Enrico Baj

L’atelier di ceramica, lasciato com’era quando veniva utilizzato, con gli strumenti, i colori e i materiali usati dagli allievi nelle loro collocazioni originali, ha recentemente ospitato l’esposizione “Dal De rerum natura alle Montagne“, a cura di Martina Corgnati con il contributo di Alessandra Tibiletti. Esposte la serie completa delle acqueforti di Enrico Baj dedicate al poema latino di Tito Lucrezio Caro, erede della scuola atomistica di Democrito e di Epicuro e massimo cantore della concezione atomica del mondo, e una selezione delle opere di Baj della collezione pertinenti al ciclo delle Montagne nel quale si considera riviva lo spirito poetico di Lucrezio.

Il Paesaggio atomico, del 1951, anticipa nella tecnica i principi del Movimento Nucleare, fondato da Enrico Baj e da Sergio Dangelo: “Le forme si disintegrano, le nuove forme dell’uomo sono quelle dell’universo atomico…”. La mostra è stata un’occasione per vedere le bellissime opere solitamente custodite nei depositi della Casa Museo e del Museo del Novecento.

 

Casa Museo Boschi Di Stefano
In mostra “Dal De rerum natura alle Montagne”

 

 

Casa Museo Boschi Di Stefano
In mostra “Dal De rerum natura alle Montagne”

 

La mostra “Einaudi: libri per ragazzi”

Apre il 21 marzo fino al 13 aprile la mostra “Einaudi: libri per ragazzi. Una collana all’avanguardia (1959-1989)“, curata da Andrea Tomasetig, che espone 90 capolavori della collezione di Claudio Pavese nella quale furono coinvolti grandi scrittori e grandi illustratori.

 

Casa Museo Boschi Di Stefano
“Einaudi:libri per ragazzi. Una collana all’avanguardia (1959-1989)”

 

Casa Museo Boschi Di Stefano

www.fondazioneboschidistefano.it

Via Giorgio Jan 15

Tel. 02.88464748

Ingresso gratuito

Orari di visita: da martedì a domenica ore 10-18

Visite guidate gratuite: mar e giov ore 12.30 e 16.00 su prenotazione (al tel. 02.88448046; minimo 5 e massimo 12 partecipanti)

2 pensiero su “Casa Museo Boschi Di Stefano: l’amore per l’arte”
  1. Quanto leggo è un invito alla conoscenza di una storia molto interessante e fuori dall’ordinario. Sono stata in visita a Casa Boschi Di Stefano e ogni volta che sono andata ho scoperto nuove opere (sono molte quelle esposte) e nuovi aspetti che mi erano sfuggiti in precedenza. Forse c’è il momento giusto per ogni cosa. Ora la mostra Einaudi che sarà inaugurata oggi è un ottimo pretesto per iniziare un altro viaggio nel viaggio!

    1. Certamente è una “Casa” da frequentare e le mostre sono di grande qualità.
      Suggerisco anche di partecipare a una visita guidata (su prenotazione): sono molto coinvolgenti!

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