Vedute indimenticabili del ponte di Rialto, di piazza S. Marco, di Palazzo Ducale, della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo oltre a quelle, straordinarie, del Canal Grande con scorci da S. Chiara fino a S. Maria della Salute: ecco alcuni dei luoghi raffigurati da Canaletto, e amati dai suoi contemporanei, che si apprezzano nel film Canaletto a Venezia diretto da David Bickerstaff, che lo ha scritto insieme a Phil Grabsky. L’occasione per girare il film, che il 27, 28 e 29 novembre sarà nelle sale italiane (elencate su www.nexodigital.it), è stata offerta dalla mostra londinese Canaletto and the Art of Venice, appena conclusasi alla Queen’s Gallery di Buckingham Palace, con oltre 200 dipinti, disegni e stampe. La più vasta collezione delle opere di Canaletto è infatti conservata nel Regno Unito all’interno della Royal Collection e il film consente di ammirarne le opere guidati dai curatori e dai massimi esperti del mondo di storia veneziana oltre che di entrare nelle residenze reali ufficiali di Buckingham Palace e di Windsor Castle.

Fu nel 1762 che re Giorgio III acquisì quasi tutte le opere di Canaletto della collezione di Joseph Smith, console britannico a Venezia, grande mecenate, mercante e banchiere. Smith, che si era trasferito nella città lagunare acquisendo un palazzo sul Canal Grande, fece conoscere l’artista veneziano nel Regno Unito e ne collezionò le opere. Giovanni Antonio Canal divenne noto come il Canaletto per distinguerlo dal padre, artista a sua volta, e per la sua modesta statura. Il suo nome è legato a filo doppio a Venezia, che nessun altro pittore ha saputo immortalare in uguale maniera, consolidandone il mito. Il virtuosismo tecnico, una luminosità diffusa che divenne tratto distintivo del suo stile, l’atmosfera serena, le piccole scene quotidiane caratterizzano le sue tele. Della sua vita si sa poco: nato benestante, non morì tanto agiato come ci si sarebbe potuti aspettare dato il grande successo che ebbe in vita. Si formò nella bottega del padre, che era specializzato nella produzione di scenografie teatrali, acquisendo grande precisione nelle architetture e nella prospettiva.

“L’architettura di Venezia sorge dal mare” si ascolta nel film, dove viene presentata la città settecentesca dal punto di vista del pittore e incisore veneziano, che non si rivolgeva ai veneziani, ma ai turisti e in particolare ai turisti inglesi che frequentavano assiduamente Venezia nel Settecento. Pur essendo riluttante a viaggiare, con al suo attivo solo un importante soggiorno romano, nel 1746 Canaletto si trasferì a Londra e vi rimase per una decina d’anni. Ritrasse Londra come se fosse Venezia con vedute del Tamigi come se fosse il Canal Grande. Eppure, l’artista che ha dato agli inglesi l’immagine di Venezia fu molto di più di un vedutista. Come viene evidenziato nel film, Canaletto “trasforma” Venezia, modificando la posizione degli edifici o aprendo nuove vedute per creare la composizione perfetta. Partendo sempre dal reale, con la straordinaria “varietà dell’intelligenza visiva” che lo contraddistingueva, ricercava una visione personale. Per questo i suoi dipinti furono ricercati e collezionati dai viaggiatori del Gran Tour. Il pittore veneziano eccelse nel nuovo genere chiamato “capriccio” che, a cavallo tra realtà e finzione, combinava elementi realistici e architetture inventate creando vedute immaginarie.
