Presentato con successo in anteprima all’ultima Festa del Cinema di Roma, il documentario di Edoardo Leo Luigi Proietti detto Gigi è nelle sale cinematografiche italiane fino al 9 marzo distribuito da Nexo Digital (elenco sale su nexodigital.it). Un bellissimo film su un mostro del teatro che ha saputo parlare a tutti portando la tradizione colta ai ragazzi delle borgate, Shakespeare al popolo. Attore, regista, cantante, doppiatore, comico, protagonista di molti film e serie televisive, Gigi Proietti suonava il pianoforte, la fisarmonica, il contrabbasso e la chitarra. Colto, allegro, versatile, sapeva intrattenere fin da piccolo come racconta la sorella Anna Maria nel film. Genuino e mai presuntuoso, era molto amato dal pubblico. Voleva un teatro inclusivo e lo praticava.
Un’opera commovente
Il racconto del regista Edoardo Leo all’inizio doveva essere un documentario su A me gli occhi please, lo spettacolo che ha rivoluzionato il modo di fare teatro in Italia. In seguito alla morte dell’attore romano il 2 novembre 2020, nel giorno del suo ottantesimo compleanno, il progetto si è modificato. Il regista ripercorre la carriera di Proietti dagli esordi attraverso le testimonianze di familiari, amici e colleghi, materiali inediti alternati a interviste. Dice Leo: “…abbiamo iniziato insieme. Lunghe chiacchierate nel suo studio, decine di ore di materiale da guardare insieme. L’ho ripreso ovunque, negli spettacoli, nei camerini, alle prove. Poi al Globe Theatre una lunga intervista, che non sapevo sarebbe stata la sua ultima. L’improvvisa uscita di scena di Proietti mi ha catapultato in un film dove era necessario ripercorrere non solo la sua vita ma andare alla ricerca del “suo segreto”. … una carriera infinita, piena di fatti artistici diversissimi tra loro e tutti di enorme importanza. …un autentico eroe dello spettacolo che per più di mezzo secolo ha unito comicità e poesia, alto e basso, pancia e sperimentazione. Ho provato a raccontare a modo mio un grande maestro”. Il risultato è commovente, pieno di affetto e di ammirazione.

ph AndreaMiconi
Le testimonianze
All’interno del film si ascoltano le voci di alcune delle persone che erano più vicine a Gigi Proietti, colleghi, familiari e amici: Renzo Arbore, Paola Cortellesi, Fiorello, Alessandro Gassmann, Marco Giallini, la sorella Anna Maria, le figlie Carlotta, attrice, e Susanna, scenografa. Poi Alessandro Fioroni, Lello Arzilli, Loretta Goggi, Tommaso Le Pera, Mario Vicari, Nicola Piovani. La sorella Anna Maria racconta che suo fratello era una persona profondamente timida. Alessandro Gassmann, che ricorda la forte amicizia e sintonia che legava a Proietti suo padre Vittorio, dice: “Il teatro è perfetto per i timidi. È un luogo di maschere.” E su Proietti aggiunge: “era un interprete drammatico che faceva morire dalle risate.”
Dal teatro di ricerca al musical
Proietti voleva un teatro che fosse il più possibile inclusivo. Credeva nell’importanza sociale e culturale del teatro. Aveva iniziato suonando nei night club mentre studiava giurisprudenza, aveva fatto teatro di ricerca e lavorato con il Gruppo Sperimentale 101. Nel 1970 in modo del tutto inaspettato era stato chiamato a sostituire Domenico Modugno in una commedia musicale che, dopo l’iniziale titubanza, gli aveva portato grande successo. Recitò anche con Carmelo Bene. Aveva l’ossessione della sperimentazione e la capacità di inventare linguaggi. Lavorava scrupolosamente sulla voce e sul respiro. Per la sua grande versatilità, Proietti ha accontentato tutti i tipi di pubblico, colto e popolare. Lo hanno apprezzato dei giganti come Federico Fellini e Edoardo De Filippo.

A me gli occhi, please
Nel 1976 realizzò uno spettacolo unico nel suo genere: A me gli occhi, please, con i testi dello scrittore ed editore Roberto Lerici. Fu un successo clamoroso. Da solo sul palco Proietti si trasformava con la sua gigantesca capacità espressiva nei diversi personaggi, si produceva in scenette che facevano ridere a crepapelle. Fece piangere dal ridere Vittorio Gassman: il figlio Alessandro racconta nel film che ricorda quello spettacolo come il più divertente che avesse visto da piccolo. Il risultato forse più eclatante di Gigi Proietti è stata la contaminazione tra il teatro colto e il teatro popolare. Aveva la capacità di mescolare alto e basso, le barzellette e la regia di opere liriche, le scenette e le tragedie shakespeariane, e una mimica facciale straordinaria con i grandi occhi talmente espressivi da parlare da soli.
Teatro Brancaccio
Fu direttore artistico del Brancaccio (dal 2001 al 2007), storico teatro romano nel quartiere dell’Esquilino, che era vuoto da anni, risollevandolo e riempiendolo di pubblico. Nonostante il successo, la direzione artistica passò a Maurizio Costanzo e ciò fu un duro colpo per Proietti. Il grande attore romano insegnò molto ai fortunati che seguivano il suo laboratorio teatrale al Brancaccio formando tanti attori di oggi. Come Marco Falaguasta in scena pochi giorni fa al milanese Teatro Martinitt (con il suo esilarante Neanche il tempo di piacersi). Nel docu-film si ascolta Gigi Proietti sostenere che “non si insegna a recitare. Si impara a recitare, che non è la stessa cosa”. Da Proietti si imparava.

Gigi Proietti Globe Theatre
Proietti nel film racconta che una signora gli chiese: cos’è il teatro popolare? Rispose domandandole: per lei Shakespeare è popolare? Beh, no. Le diede la mano dicendole arrivederci. Già perché Proietti voleva un teatro popolare nel senso di capacità di accogliere. Voleva portare proprio Shakespeare al popolo in uno spazio condiviso. Ha voluto un teatro shakespeariano a Roma, fedele replica del Globe Theatre di Londra, edificato nei giardini di Villa Borghese sulla base di un’idea dello stesso Proietti. Venne inaugurato nel 2003 con lo spettacolo Romeo e Giulietta diretto da Proietti, che ha diretto il teatro fino alla sua morte. In seguito, quella che era diventata una sorta di sua seconda casa ha preso il nome di Gigi Proietti Globe Theatre. Come quello inglese, è un teatro all’aperto frequentatissimo dai giovani. Un luogo molto suggestivo.

Ma verrà qualcuno?
La vita artistica tra teatro, cinema e televisione, il successo, eppure la sorella racconta nel film come Proietti non si sentisse mai “quello bravo”. Chiedeva in famiglia a ogni spettacolo: “Ma verrà qualcuno?” Era convinto che “a furia di sentirsi on the top, si travalica e si diventa provinciali.” Se ha avuto un cruccio, è stato che la sua figura di comico avesse prevalso su altri tratti della sua carriera. Le persone interpellate nel film dicono che il bello erano le cene dopo lo spettacolo con le mitiche barzellette che l’attore raccontava. Il documentario si conclude con la frase di Gigi Proietti: “Mi sarebbe piaciuto far capire di più l’etica di questo mestiere.”
Trailer qui: https://youtu.be/LRF8xCG9MRU